Risarcimento per difficili condizioni di lavoro

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Con l’ordinanza del 13 marzo 2019, la n. 7171, la Suprema Corte di Cassazione è intervenuta nel caso di un lavoratore dipendete che ricorre in giudizio contro la società datrice di lavoro per il risarcimento del danno dovuto alle prolungate attività di carico e scarico manuale di pacchi della corrispondenza, giudicate eccessivamente faticose.

I primi due gradi di giudizio hanno accolto il ricorso del lavoratore, riscontrando le difficili condizioni di lavoro cui era sottoposto il dipendente (operazioni di carico e scarico dei pacchi, da svolgere con l’ausilio di carretti a traino o a spinta). Comunque è stato rilevato che negli uffici di destinazione non vi erano carrelli, che “il peso dei plichi variava ma non era osservata la direttiva di non superare i 30 chilogrammi per ogni pacco”.

Gli Ermellini hanno confermato le decisioni dei giudici di primo e secondo grado, condannando al risarcimento per danni la società.

Attribuita una condotta omissiva della società “la cui organizzazione lavorativa ha comportato per il dipendente, per un arco di tempo di oltre dodici anni, il continuo ricorso al sollevamento manuale di carichi costituiti dai pacchi postali ed al trasporto manuale dei carrelli con cui i pacchi erano movimentati”.

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